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STORIELLA SEMISERIA DI UN TIMPANO MOLTO, MOLTO SENSIBILE
di Monica Rossi
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C'era una volta... Già, c'era una volta. Perché, ahimé, finisce sempre così. Le cose belle, prima o poi, sono destinate a tramontare. Pessimismo? Forse sì, ma anche tanta, tantissima realtà (e i tempi che cambiano). E non finiscono perché così ha decretato una legge divina, ma perché spesso l'uomo ci mette lo zampino. Ma partiamo dalla storiella vera e propria.
E galeotto fu proprio uno zampino. Pardon, un timpano. Tranquilli, non siamo impazziti. Abbiate solo la pazienza di seguirci e di leggerci attentamente fra le righe (forse vi perderete un po', ma se così fosse, niente paura, arrivate in fondo e fatevi almeno una grassa risata...).
Dicevamo della storiella... Ebbene, c'era una volta una radura nel cuor cuore della giungla più fitta che più fitta di così si muore (non è proprio così, ma qui ci stava bene. In fin dei conti, questa è una favola...). Ed era una radura allegra e popolatissima, appena la stagione delle piogge cessava di martellare le alte, altissime fronde e scoccava la bella stagione. Se nei lunghi mesi invernali (ma l'inverno nella giungla non esiste!?, direte voi. E avete ragione... ma concedeteci di giocare con le parole e creare un'atmosfera) quella radura era popolata da pochi esemplari locali (fauna interessantissima, per carità, ma decisamente sparuta), con l'estate ecco che diventava un autentico giardino delle meraviglie (sempre faunisticamente parlando, s'intende). Arrivavano esemplari da ogni dove. Predatori per tutti i gusti (ed erano leoni della pianura, leopardi della riviera, ghepardi delle montagne, linci delle vicine foreste, puma d'Oltreoceano, tigri delle terre palustri del nord, iene di ogni nazionalità - tutte un tantino chiassose ma simpatiche, diciamolo)... E con loro prede per tutti (ma proprio tutti!) i gusti. Graziose gazzelle di città (anche se sempre un tantino snob e selettive, per i gusti dei locali e foresti predatori), antilopi delle colline, zebre delle terre di confine, giraffe dei laghi... Succedeva anche il contrario. Predatori che diventavano prede. Dipendeva (e dipende) dai punti di vista (anagraficamente parlando, s'intende).
Appena arrivavano nella fresca pace della radura, continuavano le loro attività, con i predatori perennemente a caccia, e le prede perennemente alla macchia, anche se tante si son lasciate prendere per il gusto di passare un'estate un po' diversa o per fermarsi e trovar finalmente la preda gemella. (Mi raccomando... continuate a cercare fra le righe i sottintesi della nostra storiella.) E fra una caccia e l'altra, cosa succedeva? Non si annoiavano! Perché potevano andare a farsi una scorpacciata di foglie di banane fritte per l'annuale festa della frittura.
O potevano darsi convegno sul cocuzzolo che sovrasta la radura, per ascoltare tutti insieme gli "usignoli" dell'anno. Evento, quest'ultimo, che vedeva anche il cielo accendersi d'incanto di mille e mille e mille stelle filanti e scoppiettanti, coloratissime e sorprendenti, pur essendo stelle artificiali.
O ancora, potevano semplicemente ritrovarsi nel nido di un simpaticissimo merlo, sempre pronto a far festa e proporre intrugli misteriosi ma rinfrescanti. E stagione dopo stagione, pur con tutti i cambiamenti dei tempi e delle mode, quella radura continuava la sua breve seppur intensissima vita estiva. Ma una mattina (o era una sera?) di un'estate infausta (o era un inverno?) un elefante si destò e prese a ordinare di fare silenzio, di smetterla con tutte queste attività chiassose e indecorose. Chissà, s'erano chiesti tutti quanti, locali e foresti, forse aveva un gran male alle orecchie.
E con quei padiglioni auricolari... chissà quanto doveva essere amplificato il dolore! O forse si era dimenticato di essere stato anchesso, a suo tempo, un giovane predatore (e beh, ci siamo passati tutti da una parte o dall'altra, prima o poi) con una gran voglia di divertirsi almeno una volta all'anno. Tutti aspettavano che passasse questo momento infelice (perché guai a provocare rumori molesti! Altrimenti erano grane...!). Ma (ahimé), l'elefante divenne sempre più intrattabile e insofferente. Il suo timpano divenne sempre più sensibile, sempre più sensibile, sempre più sensibile... Al punto che la gran frittura di foglie di banane fu messa al bando (troppa fauna in una sola radura per un solo evento... Insomma, una bagarre intollerabile!!!), e così fu per il convegno degli usignoli annuali (al bando le gran casse e le oscenità dei tempi moderni!!! Non sanno nemmeno cinguettare, quegli "uccellacci" contemporanei!!!). E il simpaticissimo merlo, abituato a far festa e offrire ospitalità a tutti i convenuti in ogni momento dell'anno, s'era trovato anche lui con le sue grane (e come lui, anche la famigliola di picchi del nido vicino, appena trasferitisi nella radura perché avevano scoperto il piacere di aprire le porte di casa - pardon del nido - alla fauna di passaggio)... Grane che hanno costretto avventori avventurosi e "pennuti" osti a ridimensionare sempre più le loro abitudini. Perché?
E beh... l'elefante s'infastidiva anche con il più piccolo rumore. E poi... troppe antilopi tutte pigiate in quei nidi, troppi leoni ruggenti a cercare gazzelle dai facili costumi, troppe iene a far chiasso con le loro risate perforanti, troppe zebre su e giù per la radura a giocare a nascondino fra un tronco e l'altro (chissà da cosa si nascondevano, in realtà - o, peggio ancora, cosa avevano da nascondere!). E allora... Alt! Silenzio perfetto! Altrimenti... uno schiaffetto! Insomma, tutti a casa (o quasi), altrimenti son guai. E i guai ci sono stati. Perché la radura s'è lasciata spegnere lentamente. Prede e predatori ancora s'aggirano (ma sono ormai pochi, troppo pochi) in cerca delle magiche notti delle stagioni passate. Forse sperano che qualcuno s'avveda e provveda...
Ma niente. Tutto tace. Intorno regna solo il silenzio della noia più profonda. E pare che anche il simpaticissimo merlo stia per levare le tende (anzi, le ha proprio tolte!). Forse perché il timpano dell'elefante della radura è sempre più sensibile (o forse è solo prepotente?). Ma si sa... gli elefanti temono i topolini. E allora, aspettiamo tutti speranzosi, prede e predatori, che qualche coraggioso topastro si faccia avanti e, pur nella sua infinita piccolezza, riesca a spaventare il gigante della radura. Perché se andiamo avanti così, quel timpano così intransigente potrebbe trovare rumoroso persino il silenzio. O peggio: potrebbe allargarsi! |
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