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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
E arrivata in redazione via e-mail questa lettera. Ci ha fatto molto piacere che già al primo numero qualcuno abbia scritto per comunicarci le proprie sensazioni sul nostro lavoro, siano esse positive o negative.
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Lunedì, 5 novembre 2001
Mi è capitato per caso fra le mani il primo numero
de' "Il mio paese" e con meraviglia ho compreso, grazie anche alle foto pubblicate, a quale intatto angolo del vostro territorio sono rivolte le intenzioni del piano regolatore del Comune di Bedonia, riguardo a nuovi insediamenti
industriali e residenziali, ovvero le zone di Forana e Serra.
Questi due toponimi, che, a quanto leggo, poco vogliono dire per tanti Bedoniesi, sono per me, "foresto" super partes o quasi, sinonimo di silenzio, verde, gorgoglio di acque pure... ehm, veramente a quanto so, a quelle avevano gia' attentato gli umori percolanti e poco salubri di una discarica diabolicamente posta al di sopra del rio che le attraversa!
Sulla scorta del dilemma tra la pace bucolica attuale e le prospettive di sviluppo che si paventano, mi sento di esprimere alcune considerazioni: mi rendo conto, come già il buon Virgilio (e non lo cito a caso, visto che il nome Forana, da studi di Giulia Petracco Sicardi, pare individuare un antico fondo romano), che non a tutti piacciono le umili bellezze rurali e che ai nostri giorni la fienagione è ben poco redditizia, e forse non lo è stata mai; altresì comprendo che la prospettiva di avere lavoro e case sia allettante per un paese in fermento di crescita come Bedonia, tuttavia mi permetto di osservare alcuni fatti.
Destinare a zona artigianale (leggi piccola industria) una plaga verde che costeggia un rio dalle sponde intatte, ponendo a valle insediamenti residenziali, fa venire in mente la favola del lupo e dell'agnello: sarà sufficiente il ritorno economico della speculazione edilizia, do ut des rispetto all'attraversamento delle terre dei proprietari/costruttori (è proprio l'era dei conflitti di interessi!) da parte della strada adeguata agli autoarticolati che si prospetta, a far superare l'inevitabile contraddizione di un ambito ristretto, dove convivono traffico pesante, emissioni industriali, aree verdi ed abitazioni?
Mi pare di ravvisare ancora quell'errore di investimento sul futuro del territorio della Valtaro che l'occhio disinteressato del "villeggiante" può vedere nel disordine di una discutibile pianificazione che ha sparso villette e fabbrichette, come se la pianificazione non servisse proprio a tenerle separate, tutelando esigenze produttive, salute degli abitanti, valore del paesaggio.
Queste mie righe non ambiscono ad essere pubblicate, né ad essere condivise: sono un appello sincero che faccio a voi, portatori di un'iniziativa lodevole come la pubblicazione de' "Il mio paese", perchè risvegliate il buon senso dei vostri concittadini.
Salvaguardare le risorse del territorio non è "ambientalismo" (io sono allergico anche solo alla parola!), è anche "buona economia", che conserva ai posteri una risorsa, il verde, che una industrializzazione disordinata potrebbe bruciare... e non son tempi per investire tutto il capitale in una sola direzione! |
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